Articolo 750° Università di Siena

UNO SPORT MITICO... PER MERITO DELL'INPS

di Paolo Maccherini

story-1975-02.jpgII judo, il mito del Sol Levante, arrivò a Siena, non è un paradosso, per merito dell’Inps, alla fine degli anni 50, II maestro Cucchi, romano de Roma, cintura nera terzo Dan, più volte nazionale, era un funzionario della Previdenza Sociale trasferito nella Città del Palio, in ordine al concetto di mobilità del personale dell’Istituto.

Appena sceso dal treno, con moglie e un fìgliolino vispissimo, chiese subito se fosse in funzione una palestra di lotta giapponese, ancor prima di informarsi sull'affitto della casa. La palestra non c'era, ma c'era la voglia di judo. Due giovani dirigenti del CUS, Renzo Corsi e Nanni Bencini. contando anche sulla passionaccia polisportiva del Massari, raccolsero al volo la richiesta del maestro Cucchi.

Sì trattava, in sostanza, di dar vita a Siena ad una nuova disciplina, abbastanza sconosciuta nel dettaglio tecnico, vissuta al più con qualche notizia ai limiti del mito; il judo, ovvero una filosofia più che uno sport, dell’Estremo Oriente; suoi eroi eponimi erano dei più che atleti: giravano i nomi di Mifune. o Gigoro Kano. Uomini imbattibili i giapponesi del judo: solo un marinaio olandese, certo Geesing, 2 metri per 140 chili di peso, era riuscito a vincere un campionato del mondo mettendo in fila uno dietro l'altro i campioni giappo­nesi. Qualcuno nella terra del Sol Levante, fece, sconvolto, harakiri.

A quell'epoca, già lontana, il judo italiano non aveva raccolto gli allori attuali, anche a livello olimpico, dietro le gesta di Mariani e Gamba; era tuttavia già a discreto livello.

La scuola dei Volpi e dei Baccianini si affacciava con buoni risultati alla ribalta europea. Il maestro Cucchi veniva da questa scuola, che, arrivando in città, innestò volentieri da queste parti. Renzo Corsi comprò il tatami per gli allenamenti, scucendo 70.000 lire sull'unghia. La scuola Cucchi fiorì bene: reperì alla svelta una ventina di praticanti più o meno giovani che si misero ai suoi ordini, nella sede Orus di Piazza dell’Abbadia. Qualche atleta (cito tra tutti Egidio Naldini) manifestò subito qualità che potevano portarlo lontano. Si organizzarono alcune esibizioni in famiglia e anche una partecipazione ai campionati Regionali presso la palestra dei Ferrovieri di Firenze, dove domina­va l'idolo locale, il fiorentino Pagliai, un massimo di notevole nerbo agonistico.

Arrivò qualche medaglia, esibita come un trofeo raro. Poi tutto finì alta svelta, improvvisamente come era cominciato: con un telegramma il maestro Cucchi, che a Siena aveva dato splendida prova dì sé per qualità umane, tecniche e di simpatia, fu trasferito e lasciò Siena e palestra; il tatami venne rivenduto per esigenze di bilancio. I giovani (più o meno giovani) praticanti dei primi anni 60, appesero nell'armadio, con i sogni di gloria, la prima cintura gialla. Finiva là l'irripetibile esperienza del maestro Cucchi. Ma la pianta orientale del judo aveva attecchito per merito del CUS e di un trasferimento Inps.

Il judo in città prese altre strade e per qualche anno al CUS si pensò ad altro. La ripresa, quasi casuale avvenne nel 1971; quando Gabriele Niccolai, insieme ad un gruppo di giovani che non avevano mai fatto judo, e tra questi Giovanna Parenti, Fabio Giuntini e Gianni Aristide Norelli, contattò una cintura nera fiorentina, Bruno Nibbi.

Cinquanta anni, fiorentino, impiegato alla Nuova Pignone, settore services, Nibbi ha iniziato questa pratica sportiva nel 1957 alla palestra Ginnastica Fiorentina Libertas con il maestro Calducci. Buon atleta, ottimo agonista, vanta nel suo palmares un terzo posto ai campionati nazionali cinture verdi, un bel quinto ai nazionali delle cinture nere.

Come racconta lui, arriva a Siena per caso.

" Insegnavo judo in quel periodo a Colle Val d'Elsa, quando fui avvicinato da Niccolai, che mi chiese di far lezione a un gruppo di ragazzi. Fu l'inizio della attività attuale del CUS; e penso che in quasi venti anni abbiamo fatto un buon lavoro se è vero che esportiamo anche allenatori come Marco Isidori che ora fa l’istruttore alla Mens Sana".

Nibbi, come tutti i veri campioni professa semplicità e modestia, ma il consuntivo di 20 anni di attività al CUS lo soddisfa: i risultati dicono di circa 150 allievi, 14 cinture nere, alcune delle quali promosse nei quadri tecnici, un istruttore (Giovanna Parenti, la mitica), tre allenatori. Inoltre le 4 medaglie di bronzo ottenute ai campionari europei dicono che, oltre ad un titolo nazionale assoluto e sei titoli italiani di categoria, di strada ne è stata percorsa sul piano della grande qualità tecnica.

Dopo tanti anni di attività, il consuntivo di Nibbi si sostanzia di molti successi, a livello nazionale e internazionale, una crescita generalizzata della sezione del CUS, un grosso sforzo organizzativo, l'effettuazione del Torneo Internazionale di judo, "Città del Palio" che in breve ha acquisito una solida fama a livello mondiale.

Nibbi fa professione di modestia e indica tra i suoi allievi tre atleti che "dice", con il loro impegno, la loro presenza costante e i loro risultati, hanno contribuito in maniera determinante alla crescita della sezione".

Questi atleti sono Luigi Piazzi, Simone Cresti e Giovanna Parenti. Di quest'ultima, per qualità umane e psicologiche, per valore tecnico agonistico, per carisma e infine per l'indefettibile amore che da sempre ha portato a questo sport sia consentito fare un breve ritratto, senz’altro insufficiente ai grandi meriti da lei acquisiti nella storia senese del judo.

Dunque Giovanna, interpreta quel momento magico delle donne senesi (con la Zalaffi e la Perinti nello sport e la Gianna Nannini nella musica rock) che ha fatto toccar loro vertici di assoluto valore; e per Giovanna Parenti la carriera parla di quattro medaglie di bronzo ai campionati europei, un titolo italiano assoluto, sei volte prima ai campionati nazionali di categoria.

Giovanna ha combattuto sui tatami di tutta Europa dal 1972 al 1984, in 12 anni di carriera intensa e neanche troppo fortunata visto che ha trovato sempre qualche collega che le ha impedito successi ancor più vistosi, come ad esempio l'amica e rivale Maria Teresa Motta.

Dodici anni di judo m mezzo mondo ammirata anche dai giapponesi che non son teneri con nessuno, per poi passare all’insegnamento, per dare una mano all'amico e maestro Bruno Nibbi.

Istruttrice alla sezione judo del CUS ha rallevato una bella serie di campioncini, secondo la sua filosofia di vita e sport, che non lasciano spazio a sentimentalismi o a superate concezioni dccoubertiane.

Secondo Giovanna nel judo bisogna lottare per vincere; senza questa convinzione intima dice, in questo sport, come nella vita, non si può veramente dare il meglio.

E i suoi allievi sembrano assecondare al meglio questo concetto; ad esempio Elisabetta Bertoni, una ragazzina dal fisico potente e scattante, la concentrazione massima, il temperamento giusto, sembra in grado, alla luce dei risultati, dì continuare il trend vincente di Giovanna; ma tutta la sezione in questi anni di fortunata attività, dimostra come la scuola senese dei judo, abbia conquistato da tempo il livello che spetta a chi sa combinare al meglio tradizione, innovazione, tecnica e filosofia in uno sport che è anche elemento formativo sul piano umano e spirituale e rappresenta forse il top delle attività agonistiche.

Insomma un rapido consuntivo di questi anni di attività dalla esperienza pionieristica del maestro Cucchi e dei primi atleti senesi, fino alla scuola di Nibbi e Parenti, segna un bilancio straordinariamente positivo di cui possono andar fieri i dirigenti del CUS. Perché il judo non solo ha radicato bene a Siena contando su decine dì praticanti a notevole livello, ma ha anche un nome di grande prestigio in campo internazionale, segno di organizzazione della sezione, di qualità degli istruttori, di perfezionamento tecnico costante per stare al passo con l'evoluzione del settore che non è più antico e mitico patrimonio della civiltà dei samurai, ma sport olimpico, che conta ormai milioni di praticanti in tutto il mondo.